RINGRAZIAMENTO

Lettera di ringraziamento a tutto il reparto Ginestre Rsa Santa Chiara di Lodi
Cortese attenzione dott.ssa Sarchi e dott. Peragine
Questa lettera è dedicata a tutto il personale del reparto Ginestre della Rsa Santa Chiara di Lodi
Vuole essere un mio personale ringraziamento per tutto il lavoro svolto nei due anni di degenza di mia mamma Colcergnan Lucia: contrariamente alla norma la mamma è tornata a casa dopo due anni di ricovero (che doveva essere definitivo) per poter trascorrere gli anni della sua vita in un ambiente familiare, strappatole nel giugno 2014 da un ictus che l’aveva resa totalmente non autosufficiente: non era più in grado di gestire il corpo, le era stato applicato il catetere, sottopeso e alimentata con il sondino perché dichiarata disfagica.
Il cammino è stato lungo e difficile, ma il risultato è valso ogni sforzo, ogni giorno passato in struttura, ogni lacrima versata, ogni notte insonne e ogni muro abbattuto.
Vorrei riassumere in breve il mio “miracolo” avverato e sarei felice di poter essere d’aiuto a chiunque si dovesse trovare nella mia situazione da un giorno all’altro perché, nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli è stata un’esperienza bellissima e gratificante. L’ambiente familiare, dove è possibile ridonarlo, è un gesto di amore che ripaga a 360°!
Una mattina di giugno 2014 mia mamma di 80 anni si è trovata in fin di vita ed è stata ricoverata nel reparto “Stroke unit” di un ospedale della provincia di Milano. Dopo le prime cure la situazione si è stabilizzata e la mamma doveva essere dimessa. Viste le sue condizioni molto critiche e dichiarata disfagica senza possibilità di alimentazione normale e con il catetere, la gestione al domicilio era praticamente impossibile. Così ci siamo trovati, con mia sorella ed i miei due fratelli, a dover cercare una struttura che la ospitasse. Il nostro intento era quello di farla ricoverare momentaneamente in quanto non in grado di gestirla nelle condizioni in cui si trovava, ma qualora le stesse fossero cambiate avremmo voluto riportarla a casa in un suo appartamento e con una persona al suo fianco per assisterla. Nel mese di ottobre 2014 la presente struttura Santa Chiara ci ha chiamati e così la mamma è entrata in regime definitivo al reparto Ginestre.
Al momento del ricovero ci ha accolti il Dott. Peragine e credo che abbia letto nei nostri volti la paura di dover affidare la mamma, la persona più cara che ci appartiene, non tanto ad una struttura non conosciuta, ma ad una struttura in via definitiva! Non avrei mai immaginato di trovarmi nella situazione di dover ricoverare definitivamente mia mamma, almeno non senza pensare e ponderare questa decisione. Purtroppo siamo praticamente stati costretti dalle circostanze e più passavano i giorni, più era forte il desiderio di farla tornare a casa. Come scritto prima siamo quattro fratelli ed essere sempre unanimi nelle decisioni non è facile, per di più vivendo la realtà di un ricovero si viene a contatto con una quotidianità il più delle volte sconosciuta.
La vita, le abitudini e i ritmi della persona ricoverata cambiano radicalmente. Pur all’avanguardia che sia, un ricovero è sempre un ricovero e ha regole e orari da seguire. Il personale fa sentire bene gli ospiti ma la sensazione di solitudine che si respira è molto forte. Molto di più se la decisione di essere ricoverati è stata obbligata e se l’ospite non è d’accordo. Appena avuto una “speranza” di far uscire la mamma ed essendo questa la sua volontà, niente e nessuno mi ha fermato! In pieno accordo e con l’aiuto del Dott. Peragine, abbiamo iniziato a lavorare per concretizzare il nostro obiettivo.
Le difficoltà sono state tante e subentra la paura di far uscire la mamma da una “sicurezza di assistenza ospedaliera continua” ad un appartamento con badante.
Le domande erano tante: servono gli ausili, serve il medico, serve la fisioterapia, a chi rivolgersi? A chi chiedere? I tempi di attesa quali saranno? Prima ancora bisogna trovare un appartamento adatto ad una persona disabile, serve una persona fidata e professionale, bisogna ponderare i costi da affrontare…
Tante, troppe domande e dubbi che a volta fermano le speranze e spesso i familiari si scoraggiano e si fermano, rinunciando seduta stante.
Io però avevo solo una certezza: la mamma poteva e voleva ritornare a casa, così con l’aiuto del dott. Peragine, della caposala sig.ra Mariagrazia Formenti, delle infermiere e di tutte le persone che l’hanno assistita, con mia sorella (nonostante la lontananza) ho iniziato a contattare gli uffici competenti, ho cercato e trovato sia l’appartamento che la persona che l’assiste e piano piano tutto ha preso forma. Ci sono voluti mesi e tanta buona volontà e determinazione da parte della mamma per reagire e per non lasciarsi andare moralmente e mentalmente e finalmente il 5 ottobre 2016 il “miracolo” si è realizzato!
Ora la mamma vive tranquilla e serena nel suo appartamento con una persona che l’assiste. Ha 83 anni e, nonostante le difficoltà fisiche, reagisce e guarda avanti! Si collega su Facebook e videochiama i suoi parenti e amici vicini e lontani, si gode i suoi nipoti che la tengono allegra e sorridente con la loro gioia di vivere e con la consapevolezza che tutti noi abbiamo avuto una sorta di ‘seconda chance’.
Io sono contenta, non riesco a smettere di sorridere pensando alla sua serenità ritrovata e ringrazio Dio per ogni istante che mi concede insieme a lei!
A volte penso a questi due anni e non riesco a credere di essere stata in grado di aver fatto tutto ciò. E’ stata un’esperienza che mi ha cambiato, mi ha reso più forte, mi ha dato la possibilità di conoscere persone “speciali”, di assistere e di donare un po’ di amore incondizionato a persone che non conoscevo ma che ho avuto la fortuna di conoscere alla fine della loro vita.
Per questo voglio ringraziare tutti per l’aiuto e l’assistenza ricevuta!
Riportare “alla vita” la persona che “ti ha dato la vita” vale veramente ogni sforzo fatto, ogni perdita subita e, mi ripeto, ogni lacrima versata.
Quindi se qualcuno vuole o pensa di affrontare un percorso simile al mio, sono a disposizione per qualsiasi informazione e/o suggerimento.
A volte le difficoltà sembrano insormontabili perché i sentimenti verso il proprio caro prevalgono, ma se le circostanze lo permettono e se c’è anche una sola possibilità di uscita, credo che valga la pena seguirla e anche per la struttura credo sia un grosso successo e un motivo di vanto poter aiutare e riportare l’ospite al proprio domicilio.
Con affetto!
Andreoli Maria Stella, (figlia orgogliosa di Colcergnan Lucia)
Lodi, dicembre 2016